10/02/11

Al tramonto preferisco l'ignoto > Gianni Caravaggio

L'ignoto
Verso l'Eternità
Tessitore di Albe
Due lune con stupore
Spargere le proprie ceneri
***
Più di una persona mi ha parlato della mostra 'Tessitore di Albe' di Gianni Caravaggio alla galleria kaufmann repetto. Me ne avevano parlato come di solito si parla delle mostre: chi bene, chi male, chi con molte perplessità. Nel comunicato stampa ci spiegano che "l'ispirazione sottesa ai lavori in mostra nasce da un intrinseco legame tra la concezione di creazione dell'artista e la cultura dei giardini zen giapponesi".
Non essendo stata all'opening, non ho visto parte dell'opera Verso l'eternità: un grande blocco di polistirolo a cui l'artista ha strappato parte di un angolo. Di questi pezzi sottratti a forza, Caravaggio ne ha riprodotto le forme in zinco e alluminio che poi ha installato come una sorta di paesaggio roccioso. Una delle due galleriste mi ha spiegato che l'artista ha deciso di rimuovere il grande blocco, perchè risultava troppo didascalico: pesantezza-leggerezza, fragilità-durevolezza > eternità. Condivido la scelta di questa rimozione.
Il pericolo dell'essere didascalici, però sfiora anche altre opere in mostra: Tessitore di albe (filo giallo) Tessitore di tramonti (filo arancione); Spargere le proprie ceneri (il braccino -asta posto sopra un cono di marmo che lascia una scia di cenere sul pavimento).
Due sono le opere che (a mio avviso) danno forza e sostanza alla mostra: l'opera del 2006 L'ignoto e la nuova opera Due lune con stupore. La prima opera è elegante e misteriosa. Senza bisogno di tante spiegazioni, attira l'attenzione per il suo aspetto deformato: un cubo in marmo nero, come attratto da un forza misteriosa, si allunga in un angolo che finisce con una piccola sporgenza in vaselina.
Due lune con stupore è un forma ovoidale che, solo avvicinandosi si capisce che è in marmo bianco statuario. Dato che la superficie è irregolare, l'opera sembra invece una grande palla di pongo bianco malleato dall'artista. Sul solido ci sono due cavità che, stranamente compongono le smorfie di una faccia urlante con tanto di occhi sgranati. Caravaggio, per quest'opera si ispira alla luna e allo stupore della sua visione.

24 commenti:

  1. E meno male che ha tolto il blocco. Dire didascalico è dir poco... concordo con la scelta della due opere. L'ignoto resta un bellissimo lavoro.

    Fabio S.

    RispondiElimina
  2. Si l'ignoto. Ma che forza è questa forza? Ci piace l'effetto speciale? E sufficiente dire "ignoto"?

    RispondiElimina
  3. palla di pongo bianco, ma il pongo... si, il pongo!

    RispondiElimina
  4. Ho visto la gente della mia età andare via lungo le strade che non portano mai a niente. Cercare il sogno che conduce alla pazzia nella ricerca di qualcosa che non trovano, nel mondo che hanno già.
    Lungo le notti che dal vino son bagnate, dentro le stanze da fastidio trasformate, lungo le nuvole di fumo di un mondo fatto, di città essere pronto ad ingoiare la nostra, stanca civiltà, ma Fabro ’è morto:
    ai bordi delle strade Fabro è morto,
    nelle auto a presa rate Fabro è morto,
    nei miti dell’estate Fabro è morto.

    Mi han detto che questa mia generazione, ormai non crede in ciò che spesso è mascherato con la fede, nei miti eterni della patria e dell’eroe
    perché è venuto ormai il momento di negare tutto ciò che è falsità, e per il fatto di abitudine e paure, un'arte che è solo far carriera, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la
    ragione e mai col torto e Fabro è morto:
    nei campi di sterminio Fabro è morto,
    coi miti della razza Fabro è morto,
    con gli odi di partito Fabro è morto.

    Ma penso che questa mia generazione è preparata a un mondo nuovo e una speranza appena nata, ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi perché noi tutti ormai sappiamo che se Fabro muore per tre giorni e poi risorge,

    in ciò che noi crediamo Fabro risorto,
    in ciò che noi vogliamo Fabro è risorto,
    nel mondo che faremo Fabro è risorto.

    Fabro è risorto, Fabro è risorto,

    Fabro è risorto, Fabro è risorto.

    RispondiElimina
  5. leggendo i post capisco che sono molti, e a quanto pare assidui lettori di questo abbastanza inutile blog, a non capire nulla di arte.
    Poco male, di fatto è sempre stata per pochi, al contrario di quanto pensano i tanti assidui frequentatori di gallerie.

    RispondiElimina
  6. ps. quando si conosce solo Fabro, conoscere forse è troppo, quando si è letto solo un nome sul manuale Electa, è dura capire qualcosa...

    RispondiElimina
  7. Eccellente mostra.
    C'è chi va verso l'eternità e chi si ferma al manuale senza comprendere nemmeno le differenze.
    Pazienza.

    RispondiElimina
  8. mi chiedo con che supponenza gli anonimi qua sopra scrivono le poche righe che hanno avuto il coraggio di lasciare: ma scusate sarà leggittimo pensarla in maniera diversa da voi? Se come dici tu, l'arte è sempre stata per pochi, mi chiedo perchè ti scandalizzi se uno la pensa in maniera diversa da te. Allucinante, imparate l'educazione, prima ancora della storia dell'arte ovvio

    RispondiElimina
  9. dire che il pericolo è essere didascalici testimonia la non conoscenza del lavoro di Caravaggio, non conoscere opere come star system (didascalico?), dispositivo per creare spazio (didascalico?), spreco di energia assoluta (didascalico?), melancolia (didascalico?) ecc ... ma una critica che abbia uno spessore critico a quando?
    la scintilla critica è lasciata all'analisi di opere che attirano senza tante spiegazioni... mah...
    davanti a tanti artistini della bella composizione, appoggia lì, metti il frammento e il pezzettino là, la ricerca poetica di Caravaggio è il rinnovarsi dello stupore.

    RispondiElimina
  10. Mi scuso, ma non comprendo esattamente cosa si intenda per didascalico. Didascalico rispetto a cosa? rispetto al titolo? rispetto all'idea? rispetto alla realtà? Da quel che mi sembra di comprendere dalla lettura del pezzo, direi rispetto al titolo. Ma questa "critica" mi pare davvero poco consistente. Che cosa significa guardare all'opera pensando al titolo? Il titolo, nella storia dell'arte, è stato pressoché univoco per migliaia di anni (Crocifissione, Flagellazione, Giudizio universale, ecc.). Forse noi giudichiamo un quadro della storia dell'arte rispetto al titolo, per la consonanza o dissonanza tra titolo e opera? Non credo. Forse la "Colonna infinita" di Brancusi è didascalica, perché il titolo indica l'idea di una colonna che cresce all'infinito o verso l'infinito? Mi pare che sia altro ciò a cui si deve guardare e altro il tipo di critica che la storia dell'arte contemporanea ha bisogno.

    RispondiElimina
  11. Didascalico, per come la vedo io, si intende la relazione tra l'oggetto e le presunte aspirazioni dialettiche di quest'ultimo, è ovvio che poi un titolo poco calzante (o troppo) amplifica la cosa. Ho visto alcuni lavori di Caravaggio ed effettivamente un lavoro come "star system" (per esempio) oltre che essere brutto è anche didascalico, partendo dal fatto che l'artista usa titoli un pò forti come "verso l'eternità" ecc. Ma verso l'eternità cosa? Il tiro è troppo alto rispetto alla resa formale e a quello che ci trasmette l'opera. Consiglierei di volare un pò più basso nei contenuti.
    La colonna di Brancusi onestamente mi sembra un lavoro decisamente più interessante dei lavori di Caravaggio, titolo calzante o meno

    RispondiElimina
  12. Cosa sono le "aspirazioni dialettiche", al di là che siano presunte o reali? E' una formula un po' fumosa.

    Che poi la colonna di Brancusi sia più interessante o meno, come volevasi dimostrare, nulla ha a che vedere con il titolo...

    RispondiElimina
  13. Aspirazioni dilettiche non mi sembra affatto fumosa, forse lo è per te. Il senso dell'opera ti è più congeniale?
    Ho proseguito il tuo esempio di Brancusi proprio per sottolineare che prima viene l'opera che parla da sola, ma poi se tu la affossi con titoli presuntuosi di certo non ne migliori la qualità

    RispondiElimina
  14. In quasi tutto ciò che appare sulla rete c'è un che di grottesco. C'è chi pensa che didascalico possa riferirsi a qualunque aspetto dell'opera; c'è chi pensa che la dialettica coincida con il senso. Ma di quale dialettica stiamo parlando? di quella platonica? di quella hegeliana? di quella marxista? di quella adorniana? o di quella del bar, fatta di "presunzioni" di "volare bassi" e di altre amenità del genere? e di che senso stiamo parlando? di quello per cui "significato" e "senso" sono la stessa cosa, per cui il significato dell'opera è svelato dal titolo? ma si pensa davvero che l'opera sia una sorta di indovinello - forse è questo il senso dialettico a cui si pensa - il cui enigma sarebbe rivelato dal titolo? Forse le opere di Caravaggio sarebbero migliori o peggiori se fossero degli Untitled? ecc., ecc.
    Francamente, se questo è il livello della discussione, dei lettori e dei critici di Caravaggio, si può tranquillamente passare oltre.

    RispondiElimina
  15. infatti sei tu che ci stai tirando scemi. Hai le tue idee? Ben per te tanti saluti

    RispondiElimina
  16. caro anonimo che difendi il lavoro di caravaggio, più infarcisci i tuoi discorsi di banalità e pippe fuori luogo e più il suo lavoro sparisce. Ti consiglio vivamente, se stimi sul serio il suo lavoro, di tacere...penso che sia chiaro agli occhi di tutti che stiamo parlando di opere poco interessanti

    Federica T

    RispondiElimina
  17. ... nei blog con questa gente, Fabro è morto.

    vedi però che quando si evoca l'Accademia, il sacro suolo dell'artista professionista inizia a tremare e escono le parole antiche, l'eternità, le aspirazioni dialettiche con i dottissimi distinguo... non ce la fanno a trattenersi. Appena gli zombie sentono profumo d'incenso buttano fuori un osso.

    RispondiElimina
  18. Ma Gucci chi è?
    tuo nonno? perché la canzone è di guccini.....
    la tua cultura musicale tra l'altro mi sembra maggiore di quella artistica e con questo è detto tutto.

    RispondiElimina
  19. idem come sopra, volare basso, non sanno nemmeno cosa sia un'opera, volate basso voi e con un libro in mano, magari serve...

    RispondiElimina
  20. Ho visto
    la gente della mia età andare via
    lungo i blog che non portano mai a niente,
    cercare non sanno cosa ma non di certo l'arte
    che comunque non capiscono
    nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,
    dentro alle stanze da pastiglie trasformate,
    lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,
    e un dio che se la ride... altro che morto...

    RispondiElimina
  21. meno male che ci sono mostre come quella di Caravaggio, e polemiche inesistenti, that's Milano baby!

    RispondiElimina
  22. Poveretti questi anonimi che dicono di "volare , magari con un libro in mano"e che innalzano le qualità intellettuali (presunte) del lavoro di Caravaggio. Se fosse per voi allora un artista come Cattelan, di certo non un intellettuale nè tantomeno un topo da biblioteca, si sarebbe fermato alla collettiva alla galleria Neon di Bologna di 20 anni fa (circa). Vi meritate la carriera di Caravaggio, di certo non eccelsa e di primo piano ( o no? avete da ridire anche su questo punto?

    RispondiElimina
  23. no non ci posso credere siamo arrivati a Cattelan!
    già era il momento, prima o poi arriva il Cattelan...
    trita ri-trita digerita vomitata e anche ... lasciamo perdere...
    sempre le stesse cose ma Anonimo non ti annoi?
    leggi Arte Cairo editore?
    Ti prego il prossimo post sulla Beecroft o la Pivi
    davanti a questi paragoni... che gioia se fosse rimasto alla neon.
    C'è chi non sa cos'è l'arte e cos'è il mercato... l'anonimo mi fa tanto artistino rosicone... sarà, ma l'odore è quello.
    CATTELAN! chi osa dire male di CATTELAN, sei tu che ti meriti Cattelan poveretto....

    RispondiElimina