14/06/11

The color of the season > Stefania Galegati Shines - GAM Palermo

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The color of the season - Stefania Galegati Shines.

L'utilizzo di tecniche espressive differenti, guardando al mondo nella sua complessità, consente un processo di conoscenza della realtà.

Con queste linee di riferimento, mediante un lavoro denso di riferimenti sensoriali e tematici che sondano l'umanità, Stefania Galegati Shines, espone, fino al 26 Giugno 2011, alla Gam di Palermo con The Color of the Season: pittura, fotografia, video, filmati, rivelano intenti documentaristici ed artistici, con un' attenzione al reale, priva di pregiudizi o schemi precostituiti.
Dalla serie intitolata Bonjour Tristesse deriva l'immagine guizzante tra la schiuma salata del mare di un bambino africano, con un sorriso aperto al mondo, un'icona che unifica quella capacità di vedere, suggerita dall'artista, innervata ad un sentire empatico con il mondo, superando i limiti imposti dalle lotte sociali e dalle logiche del potere.
Il percorso artistico si presenta nella prima sala come un'antica quadreria: si accostano opere differenti per la tematica affrontata e le tecniche utilizzate, variazioni di contenuto ed immaginazione, come le creazioni elaborate con il progetto dei fantasmi, le quattro foto dei nani ritagliati nei mobili, il video dei bulldozer che combattono, la serie dei banditi, la serie dei bunker, rappresentazioni di rifugi di guerra ormai in disuso e il video Humans.
Nella seconda sala con la nuova serie dei Pirates, ispirati a individui della pirateria somala, l'artista opera sottili interventi di dislocazione, fissando, in una dimensione estetica, le contraddizioni che emergono quando si rinnega il bisogno umano di convivenza e relazione.
Dalle estetiche visioni di guerra, rese in maniera edulcorata, come cartoline di un passato che ha perso i tratti di maggiore durezza, si passa ai colori e alla vivacità del vivere quotidiano, alle vicende che accomunano e rendono vicini gli esseri viventi, come in The color of the season, Dolce e Cababba, (2009 2010 slide show e musica ), un collage di frammenti di persone e cose accomunate dal denominatore comune del colore viola, fino a rompere ogni legame con le logiche delle tristi vicende della storia umana, attraverso il filmato Passeggiata in Paradiso: un'esaltazione dell'esperienza amorosa di un uomo e di una donna, ormai anziani, che rivivono il tempo della memoria delle lotte partigiane e rinnovano in un impeto di dolce trasporto la loro passione amorosa.
Nell'ultima sala si eleva il ritratto di Giuseppe Garibaldi posizionato su un'Apecar Piaggio:. L'opera di Pietro Volpes è stata prestata dalla Galleria d'Arte Moderna di Palermo, avvicinando la storia alla quotidianità, con contrasti e possibili riflessioni lasciate al fruitore, senza alcuna forma di coercitivo condizionamento.
Al momento dell'inaugurazione, due macchine, contraffatte con imponenti sistemi stereofonici, erano poste nell'atrio interno del convento di Sant'Anna che ospita la Galleria D'Arte Moderna.
Le macchine con gli sportelli aperti lanciavano musica ad alto volume, senza ricorrere a brani musicali elitari, seguendo le hit del momento, un richiamo alla cultura della strada, al trash ed al pop, alla vita che scorre nelle vie di Palermo, che insieme alle sensazioni create dalle opere esposte, stimolano un certo sguardo verso la bellezza e la verità nelle semplici emozioni.
La mostra riassume il percorso creativo dell'artista che come un moderno demiurgo ricrea un' immagine del mondo, raccontando un' umanità non inquadrabile in segmenti statici di pensiero, ma descrivendo un essere umano che scopre con i sensi la vita, non rimanendo succube dei reticoli della mente.

Giuseppe Giovanni Blando

7 commenti:

  1. Mi fa piacere che la Galegati abbia fatto una mostra alla Gam di Palermo. L'avevo data per 'scomparsa'. Era da una vita che non avevo notizie sul suo lavoro... e pensare che 10 anni fa era una delle più promettenti artiste della scena italiana. In quanti sono rimasti 'attivi' della mitica Via Fiuggi? Perrone? Berti? Come passa il tempo...

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  2. Gabellone Ciracì Ligorio tutti vivi!!!!

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  3. Già...è bello ritrovarla attiva

    Seven Eyes

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  4. Certo, sono tutti vivi, ma artisticamente? La Ciracì (artista che sembrava talentuosa al tempo), da quanto tempo non fa una mostra degna di nota? Gabellone, enfant prodige della scena artistica anni '90, ultimamente sembra aver perso lo smalto. Ma sono fiducioso su una sua rimonta (lenta e considerevole). Meno male che la Ligorio bazzica a Berlino perchè, se fosse rimasta in Italia, avrebbe avuto vita breve. Non voglio fare polemiche inutili, ma ho come la sensazione che, con il sistema malandato che abbiamo in Italia, questi artisti di Via Fiuggi cadranno nel dimenticatoio presto. Basti pensare ad un Perrone che è da 4 anni che non sforna un lavoro apprezzabile. Non parliamo poi di Berti...
    Forse l'unica che si salva è la Favaretto. Ma se penso alle ultime opere (quadretti infimi con fili di lana) mi verebbe da dire: furbetta..furbetta..furbetta...

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  5. Avete sollevato una problematica centrale. Il sistema italiano è ancora immaturo perchè giovane (15-20 anni di vita). Negli anni '90 ha distribuito illusioni e delusioni; oggi tenta di fare lo stesso, e le nuove armi di illusione di massa sono le residenze (negli anni 90 erano le gallerie). Ma il problema non sta negli artisti ma nel contesto intorno, fatto da operatori formati in un contesto traumatizzante (negli anni '90) e quindi incapaci e disinteressati a fondare un sistema di approfondimento, critica e promozione. Questa assenza di approfondimento e critica determina poi problemi nel lavoro proposto (problemi linguistici che sono internazionali da almeno 10 anni). La Galegati, come la Marisaldi, come molti artisti degli anni '90, sono le vittime e i complici di quel, e di questo, sistema di cose. La cosa positiva è che questo stato di cose costringe una messa in discussione del ruolo di artista, cosa estremamente utile oggi. Infatti abbiamo bisogno di spettatori e non di artisti.

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  6. Come al solito LR parli sempre in modo generico e in astratto! Non ti viene neanche in mente la possibilità che certi artisti, soprattutto dai 35-40 anni, non abbiano più nulla da dire. E' probabile che la loro vena artistica (ma anche freschezza e a volte imprudenza), si sia inesurabilmente seccata.
    Per avallare il tuo discorso, invece, direi che se bisogna puntare il dito, gli indiziati sarebbero Gioni, Cerizza e altri critici cresciuti con i suddetti artisti.
    non condivido affatto la questione dell'approfondimento. C'è bisogno invece di progettualità, di energi, di progetti, di spazi... la tua battaglia per 'la messa in discussione del ruolo dell'artista' mi sembra una cosa decisamente noiosa. Immaginazione e non speculazione, coraggio e non elucubrazioni...

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  7. LR è sicuramente un trombone, ma è vero che esiste un problema reale di supporto che condiziona l'esistenza stessa dell'arte contemporanea in Italia. La Galegati, come moltissimi altri artisti italiani, ha più che egregiamente girato il suo inferno iniziale, fatto come sempre di minime esposizioni in squallide gallerie per arrivare a raggiungere il livello medio, quello delle 'residenze', illusorie quando vuole LR, ma sicuramente meglio che farsi vedere alle mostre e fare la cascamorta con i critici di casa nostra, no?, visti i risultati poi... Torniamo al supporto quindi. Per passare dal giro 'medio' a quello international, unica salvezza anche a livello economico, è l'appoggio critico/curatoriale, l'entrare nelle liste di accesso alle collettive dei musei e delle fondazioni. E questo è il grande vuoto che rappresenta l'ennesima tornata di critici italiani, Gioni, Cerizza e altri elementi - se possibile - minori. Dopo i grandi fasti di Vettese-DiPietrantonio-Verzotti-Eccher che hanno reso sfolgorante l'arte italiana nel mondo, ora ci provano i ggiovani, con gli stessi entusiasmi e le stesse tecniche. Ignorare, sottostimare, tacere, per entrare nel mainstream dimostrando la solita utilissima autocommiserazione per lo stato dell'arte italiana, salvo poi rivenderla, 30-40 anni dopo, stile Arte Povera, stile Boetti, ecc. come fari per l'umanità che, inspiegabilmente, non ascoltò. Questo è il vero problema. E se un artista non ha un supporto non ha neanche stimoli, per non dire mezzi, per lavorare su se stesso, e come dice la carognetta anni80 qui sopra, "non ha più nulla da dire".

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